Hjero

 

 

4° parte

Hjeronimus

 

Bacho lasciò che la domanda cadesse nel silenzio senza dargli apparentemente peso, ma il suo sguardo si addolcì e sembrò correre per un istante chissà dove, in un posto comunque molto lontano.

"a lui chi ? " insistè Hjero, il suo tono tradiva emozione e curiosità insieme

"a lui chi ? " continuò cantilenando

" la curiosità è femmina, lo sai, vero ?" rispose il quasi-topo con tono severo

" va bene !" annuì Hjero deluso e la sua delusione divenne all'istante rabbia e continuò indispettito " allora non me lo dire, anzi non lo voglio sapere più, vattene lasciami dormire, non esisti, non sei mai esistito, sei un sogno anzi un incubo, vattene lasciami stare ! " così dicendo, si tolse la vestaglia gettandola lontano, si rituffò nel letto sotto le coperte e spense la luce.

Il buio scese nella stanza, totale come il silenzio; Hjero con le coperte tirate fin sulla testa, perché la scena fosse il più possibile veritiera, arrivò a chiudere gli occhi fingendo di dormire – anche se con quel buio era improbabile che Bacho potesse vederlo. Sempre immobile avvertì il rigonfiarsi del materasso, come sgravato da un peso ed il suono ovattato dei passi sul tappeto: Bacho era sceso dal suo letto e si aggirava per la stanza, sentiva i piccoli tocchi del suo bastone sul pavimento .. poi il rumore di qualcosa che stava trascinando , come di .. un mobile o una cassa .. cosa stava facendo adesso ? si chiese il ragazzo. Improvvisamente la luce si riaccese e si ritrovò col viso di Bacho a un passo dal suo, poteva quasi sentire la punta dei baffi sul suo naso, aveva una espressione indefinibile, quella specie di topo.

Basso com'era per potere arrivare all'altezza del viso di Hjero , Bacho si era issato sul piccolo sgabello poggiapiedi, di legno dorato coll'imbottitura di raso rosso, di solito sistemato sotto la poltroncina ai piedi del letto, "ecco cos'era quel rumore sul pavimento" si spiegò Hjero.

"preciso anche nel carattere e .. che carattere" sentenziò Bacho; Hjero si tirò nuovamente su, senza dire niente, ma guardandolo intensamente.

Bacho continuò con voce bassa ma ferma " che ci hai sonno ?" gli chiese

" no, mi è passato" rispose Hjero

" bene, mi fa piacere non è il momento di dormire questo !; allora, se ti è passato .. tieni guarda ! " così dicendo, tirandolo fuori da un posto imprecisato sotto la sua barba, gli porse un piccolo ovale incorniciato in argento: era un ritratto dipinto, a prima vista il suo ritratto salvo dei piccoli sottili baffetti, così pensò Hjero

" non sono io ? " chiese a Bacho

"no, non sei tu !" rispose lui laconico

" chi è lui ? " insistette Hjero

Bacho proseguì " è un caro, vecchio amico mio, che si chiamava come te ! E' Hjeronimus Trigoma, il tuo antenato, il primo Trigoma, quello che ha cominciato la famiglia, .. la tua famiglia" e su quel - tua famiglia – Bacho si fermò , incidendo le sillabe come fossero pietra.

" davvero ? " fu la risposta stupita di Hjero

" già ! " lui ha cominciato il viaggio dei Trigoma, lasciando che la famiglia crescesse e percorresse il tempo, come un viaggiatore senza età, fino ad oggi".

Hjero se lo stava ad ascoltare non comprendendo appieno il senso di quelle parole, ma restandone comunque incantato.

 

 

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