Hjero

 1° parte

Premessa

 

Quando nacque lo registrarono all'anagrafe col nome di Gerolamo, come suo nonno e il nonno di suo nonno e prima ancora tutti gli altri Gerolamo che si erano succeduti nella sua famiglia, ma a sua madre quel nome non piaceva un granché: troppo lungo, troppo importante e in ultimo troppo, troppo vecchio così decise, in assoluta autonomia e dopo lunghe riflessioni , imponendo democraticamente le sue convinzioni a tutta la famiglia, che lo avrebbe chiamato Hjero, lo trovava più carino, riecheggiava un qualcosa di epico ed eroico e poi, come ebbe modo di rispondere a suo suocero, noto cultore della lingua latina, era il diminuitivo di Gerolamo in latino, fu il colpo di genio che mise così fine definitivamente ad ogni discussione.

Hjero crebbe un bambino .. assolutamente come tutti gli altri, forse soltanto un pò più vivace della media dei bambini, ma le sue "marachelle" non avevano mai preoccupato la famiglia che le considerava il prezzo da pagare ad una intelligenza viva e ad una curiosità mai appagata.

Crescendo come tutti gli altri bambini del mondo, ammucchiò nella cesta delle sue esperienze: buffetti e buone cose, in genere quelle di sua nonna; sermoni, quelli lunghi e noiosi del nonno, nella vecchia biblioteca di casa, e di quando in quando qualche sonora sculacciata, da suo padre e soprattutto da sua madre, ma questo accadeva di rado, quando Hjero esagerava davvero.

Per la verità c'era qualcosa che faceva di Hjero un bambino speciale ed unico, viveva in un vecchio palazzo che la sua famiglia possedeva da .. da sempre, un palazzotto freddo ed austero che sapeva mettere i brividi agli ospiti occasionali, grandi e piccoli, ma non certo a Hjero, intraprendente, coraggioso ed oltre misura curioso, per lui quella vecchie mura, quei bui cunicoli e quelle stanze tanto alte quanto gelide erano la prova continua, evidente del suo coraggio.

Anche la sua stanza ampia, dagli alti soffitti decorati con scene di caccia non incuteva meno timore delle altre stanze, Hjero se ne accorgeva, ridendo sotto i baffi che ancora non aveva, quando di tanto in tanto altri bambini andavano a trovarlo, erano buffi impacciati ed intimoriti da quegli ampi locali dove le voci si riflettevano in modo sinistro.

All'epoca del nostro racconto Hjero stava per compiere sette anni ed era un ragazzino magro come un grissino , alto un poco più dei suoi coetanei e aveva mani e piedi lunghi come un uomo; due occhi verdi, in genere sgranati per la curiosità e dei capelli perennemente in disordine.

La notte del suo settimo compleanno, mentre dormiva avvolto nelle coperte come suo solito, sentì un qualcosa che si muoveva fra i suoi capelli e poi come un tocco sulla fronte: che in casa sua ci fossero dei topolini non era certo una novità, piccoli e così veloci che non si riusciva mai a prenderli, ma che avessero la sfrontatezza di salirgli sulla fronte mentre dormiva, beh questo era veramente troppo !.

Aprì un occhio per metà e preparò la mano per far volare l'intruso il più lontano possibile.

 

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