Hjero

 

 

9 ° parte

Don Antonino

 

Questa casa, una volta, era un convento e proprio in questa stanza viveva un monaco, un abate: Don Antonino.

Devi sapere che questo Don Antonino era monaco, ma era monaco speciale, molto speciale; per rispetto ai suoi voti aveva studiato di filosofo e teologo, conosceva tutte precise le antiche scritture ed era pure uomo di chiesa buono e misericordioso, ma per piacere a se stesso e dare soddisfazione alla sua curiosità di uomo era pure scienziato: conosceva il firmamento e le costellazioni .. Orse, Carri, Galassie e tutte le stelle anche quelle più picciridde; numeri e matematiche non avevano segreti per lui e pure le terre e i metalli e le erbe .. perchè pure alchimista, era.

Mi cuntava che nel corso dei suoi viaggi aveva conosciuto, pure un certo Galileo che gli aveva spiegato tante cose nuove sulle stelle e sul firmamento e sulla terra e sul sole, cose che nessuno ancora conosceva e proprio questo Galileo prima che l'abate, preso di nostalgia, tornasse a casa gli aveva regalato quel cannocchiale che vedi lì in fondo. Insomma dopo tutta una vita a viaggiare e a studiare e a conoscere gli era presa la fisima di tornare qua, nella sua terra a fare il monaco e aveva costruito, perchè era di famiglia molto ricca, questo convento di cui era diventato abate.

" Convento ! " mormorò Hjero annuendo

" Già un convento era, che poi era un convento per modo di dire, perché si pregava, questo si, ma i pellegrinaggi da ogni parte del Regno erano di gente che veniva a parlare con Don Antonino di naturale e soprannaturale o che veniva a prendersi unguenti e medicine che solo lui sapeva fare.

Quando diventò vecchio e nel convento non rimase più nessuno tranne lui, piuttosto che far disperdere nell'incuria tutto quanto, regalò le case a un suo nipote, Don Hjeronimus, ... proprio Hjeronimus Trigoma, il tuo antenato.

A Hjeronimus lasciò tutto: libri, trattati, strumenti e anche parte dei suoi segreti di uomo di scienza, ma gli fece promettere che la sua stanza doveva restare un segreto per tutti tranne che per lui.

E così, rispettoso dei voleri di questo zio, fece Don Hjeronimus, che per le sue esigenze diede ordini ad architetti e mastri di ingrandire la casa costruendo nuovi corridoi e nuove stanze e il cortile e tutto quello che vedi oggi, ma fece pure in modo che la stanza di Don Antonino fosse murata verso l'esterno e resa segreta a tutti per sempre.

" e tu ? "

" e che c'entravo, io ? io ero già qui, da non so quanto tempo, a guardare a imparare a ascoltare e ... a rispondere se mi domandavano, ma io non conto e non è di me che dobbiamo parlare " tagliò corto.

" Don Hjeronimus" continuò Bacho "si fece costruire la sua stanza attaccata a questa "

" la stanza dove dormo io ? " lo interruppe Hjero

"precisamente ! E in questo modo nessuno scoprì mai il segreto della stanza di Don Antonino. Qui ci veniva a studiare, a guardare le stelle e a fare anche lui esperimenti "

" come faceva a guardare le stelle se è tutto murato, qua dentro ? "

" da quell'occhio di pietra, che pare murato ma non lo è ! .. per precauzione, morto Don Hjeronimus ci misi sassi e mattoni in modo da coprirlo e nessuno si è mai accorto di nenti " precisò soddisfatto Bacho.

" Don Hjeronimus " proseguì il quasi topo " era un uomo giusto e buono .. i suoi studi lo resero più saggio e la saggezza lo rese un uomo accorto, ricco e rispettato. La sua famiglia, la tua famiglia diventò una delle più conosciute e potenti di tutta la Sicilia. "

Hjero non sapeva niente di tutte quelle cose passate, ma ascoltava Bacho silenzioso ed il suo cuore batteva forte per l'emozione.

Bacho si ammutolì .. guardò il ragazzo e con tono che non ammetteva repliche concluse " per questa sera ti ho già cuntato abbastanza .. ora è notte e tu avi a dormiri , se no domani chi ti sveglia ? " .

Rifecero il cammino a ritroso in completo silenzio, ciascuno immerso nei suoi pensieri , e quando Hjero era ormai nel suo letto, pronto per addormentarsi

" quando ritorni ? " chiese al quasi topo

" domani sira .. domani sira torno !"

" meno male " mormorò Hjero " ti aspetto, non te ne dimenticare "

" Non mi scordo, non mi scordo .. C'è tanto da fari ancora ! " poi Bacho proseguì, quasi sottovoce " Hjero ? "

" si ! " rispose il ragazzo

" nessuno deve sapere, .. deve restare un segreto, fra me e te, mi capisci, vero ? "

" d'accordo " lo rassicurò il ragazzo

La luce si spense e Hjero si addormentò e sognò un cielo pieno di stelle.

 

 

 

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