Per gentile concessione dell'autore - da Livecity.it
Recensione della divertente
commedia Maledetti Architetti al di Marco Maimeri Una commedia musicale piacevole che affronta problematiche serie, ai limiti del post-moderno, con una semplicità disarmante, unironia sottile e una leggerezza unica. È la storia di un anonimo ragioniere, che dopo una lunga giornata di lavoro, conclusasi con una cena sociale noiosa ed estenuante, torna a casa, in piena notte, in un immenso palazzone di un immenso quartiere di periferia. La traversata della città è un viaggio infernale, solo che al posto del Nuovo Mondo, della petrosa Itaca o del dantesco Ade la sua meta è semplicemente il letto, il suo letto. Nella notte buia e insidiosa percorre chilometri di strade che non finiscono mai. Pieno di sonno e dei fumi dellultima grappa bevuta, tenta inutilmente di aprire la porta di casa. Alla fine, quando si apre, gli si rivela un incubo senza fine. La sua casa non è più la sua casa. Ora è abitata da un altro uomo, grande, goffo, da poco abbandonato dalla moglie. Anche i vicini, richiamati sul pianerottolo dalla confusione, gli sono sconosciuti. Così lanziana signora che soffre di claustrofobia ed è costretta a guardare il mare, basso allorizzonte, solo da una finestra. Così la giovane ragazza, nipote di questultima, che dipinge variopinti murales pieni di fiori sui muri della città, tentando di coprirne lo spento grigiore con colori accesi. Così le donne delle pulizie che sono talmente prese a portare a termine il loro circolare turno lavorativo da sembrare quasi sospese fra vita reale e sogno di folletto. Così luomo che si è perso nel labirinto di piani e corridoi di quello strano condominio, alla ricerca del mare. Così, accompagnata da un giovane vessato agente immobiliare, la coppia sposata il cui marito cerca casa o semplicemente studia la notte spiandone i rumori nascosti, cercando un posto asettico e insonorizzato dove finalmente trovar pace, riposo, se stesso. Così Viola, laffascinante ragazza della porta accanto che tutti vorrebbero amare senza dar scandalo. Così larchitetto, anchegli senza risposte davanti al senso di disagio che questi spazi così alienanti sanno incutere. Una commedia surreale, che si dipana allinterno di un crogiuolo emotivo rorido delle nevrosi più disarmanti, delle manie più acclarate, dei caratteri più strampalati dellessere umano del Nuovo millennio. Lo spettatore si fa, suo malgrado, voyeur di un microcosmo in grado di suscitare ilarità, pensieri, considerazioni e divertimento, nonché di un vasto campionario di umane debolezze in cui tutti, volenti o nolenti, si possono catarticamente riconoscere. Una commedia musicale, una «garbata critica allarchitettura
moderna», come la definisce il suo autore Ma merito anche dellabile regia di In definitiva, un lavoro piacevole da vedere e da ascoltare. Un modo diverso di confrontarsi con le commedie musicali doltreoceano, perdendosi piacevolmente nellidioma italiano e costatando con tenerezza quanto sia strano per noi il cambio fra testo parlato e testo cantato. In inglese farebbe lo stesso effetto? Chissà Marco Maimeri 14.07.2007 |