GAETA

1860 - 1861

(I Leoni delle Due Sicilie)

progetto di omaggio a Gaeta nel 150° anno dalla capitolazione ai piemontesi

commedia musicale

di Carlangelo Scillamà Chiarandà

Musiche di Eugenio A. Tassitano

La Storia che si narra

Siamo a Gaeta, ultimo atto del Regno dei Borboni delle Due Sicilie.

È la notte di Natale del 1860 si sente la canzone “ Quanno nascette Ninno”

 

Quanno nascette Ninno

 Quanno nascette Ninno,
quanno nascette Ninno a Betlemme,
era notte e pareva miezojuorno...
Maje le stelle,
lustre e belle,
se vedèttero accussí...
e 'a cchiù lucente,
jette a chiammá li Magge a ll'Uriente.

agli ultimi volenterosi, ormai allo sfinimento, si aggiunge un piccolo gruppo di persone:

·         Gerolamo di Santa Lucia ufficiale al seguito del generale Ferdinando Beneventano Del Bosco che porta notizie dalla piazzaforte di Messina;

·         Rosaria, figlia di un medico messinese;

·         Gino Vitiello, pasticcere .. pardon “maestro pasticcere” che vuole fare omaggio alla Regina Sofia di un dolce a lei dedicato “ la pastina della regina combattente”;

·         Ninì, attendente di Gerolamo

 

Non senza difficoltà riescono a farsi aprire, partecipando da quel momento a tutti gli avvenimenti fino alla resa della fortezza.

I soldati ed i civili , all’interno della cittadella, sono allo stremo provati da mesi di privazioni, mentre dall’alto delle colline circostanti, forti dei loro cannoni di ultima generazione i piemontesi bombardano senza posa la città.  

I soldati, nonostante le privazioni, conservano l’orgoglio e la lealtà alla propria patria ed al proprio re, salutando al grido di “ Viva ‘o Re” ogni bomba che si abbatte sulle mura.

Un soldato intona una canzone in onore di Mara Sofia

  

O' surdato 'e Gaeta

(parole di Ferdinando Russo – musica di Eugenio Tassitano )

"E ' a Riggina! Signò! … Quant'era bella!
E che core teneva! E che maniere!
Mo na bona parola 'a sentinella,
mo na strignuta 'e mana a l'artigliere…
Steva sempre cu nui! … Muntava nsella
Currenno e ncuraggianno, juorne e sere,

 

Un altro nella sera buia parla alle stelle

  

Quann è lucente sta notte

 ( parole di C. Scillamà – musica di E. Tassitano)

 Quann è lucente sta notte

quann è lucent sta notte

pare che ‘e stelle

n’cielo

se so date  appuntament pe brillà

 

Passano i giorni scanditi dal rumore delle bombe, nella paura e nella tristezza non viene però meno il coraggio della speranza

  

Un domani ci sarà

( parole di C. Scillamà – musica di E. Tassitano)

 Certo che un domani, si ci sarà

Come il sole brillerà

Brillerà per noi

Brillerà per chi

Non si è arreso

E non ha detto si

 

Nella consapevolezza che il tradimento può rendere vani gli sforzi dei coraggiosi

  

No, nun se fa !                     

( parole di C. Scillamà – musica di E. Tassitano)

 No, nun se fa

No, nun se fa

                                            Chi è fujuto

                                          E ha abbandonato

 No, nun se fa

No, nun se fa

Chi ci ha tradito

E non s’è pentito

 Ma dove sta

La dignità

Dove mai sarà

L’onore

Per gli infami

Che han venduto

patria e re

 

  e nell’attesa che dalla Francia arrivino aiuto e cannoni

 

  Dov’è La Tour ?     

( parole di C. Scillamà – musica di E. Tassitano)

 Dov’è mai La Tour

coi suoi, coi suoi cannoni

dov’è mai sarà

coi suoi , coi suoi cannoni

Dov’ è mai La Tour

Il tempo adesso stringe

dove i suoi cannoni           

coi quali noi si vince

  

Ma gli eventi precipitano, le navi francesi che finora hanno garantito Gaeta lasciano il golfo il 19 gennaio 1861

Si sentono voci, concitate uno squillo di tromba .. i soldati corrono sugli spalti di qua e di là   guardando all’orizzonte

  

Vidite                                     

( parole di C. Scillamà – musica di E. Tassitano)

 Vidite, vidite, vidite

che succede

 vidite, che è stato, vidite           

che succede

 le navi, le navi, le navi                  

in mezzo al mare                         

 le navi le navi

e chi le può fermare

 

e partono anche le donne ed i bambini, alla volta di Messina.

 

In silenzio vado via ( Rosaria & Coro delle donne )

( parole di C. Scillamà – musica di E. Tassitano)

 Parto, parto e andare via da te                       

triste giorno che non vuole nascere

Lascio il tuo sorriso dietro me

Ed il mio cuore

 parto, parto e andare via da qui

è come dover strapparsi l’anima

care mura  mai più   vi scorderò

non scorderò

 

 

I soldati sconfortati pensano alle loro famiglie

 

Un altro Giorno

( parole di C. Scillamà – musica di E. Tassitano)

 mia cara, cara moglie

è sera

col buio il pensiero

torna a te

torna alla nostra casa

allegra

a quando tu cantavi per me

 

 

Rosaria con uno stratagemma è rimasta, come la Regina Sofia, a Gaeta a combattere e anche Gino Vitiello, il pasticcere al posto di mestoli e pignatte ha imbracciato il fucile.

 

 22 gennaio 1861 dagli spalti della fortezza i soldati borbonici, mascherati di carnevale sfidano i piemontesi

 

 Uno doje e tre Viva Franceschiello nostro Re  

 ( parole di C. Scillamà – musica di E. Tassitano)

 Uno, doje e tre

Uno doje e tre

Viva Franceschiello

nostro re

tuppe tuppe e te

tuppe tuppe e te

per il capitano

 per la mia pastina

E io po ‘o Re

 

 

Le navi piemontesi si avvicinano troppo e gravemente colpite devono allontanarsi precipitosamente. Ma la fine si avvicina, il bombardamento è martellante proprio in quel solo giorno ben 24.000 colpi di cannone vengono sparati.

 

Gaeta alle tue stelle dico addio                  

( parole di C. Scillamà – musica di E. Tassitano)

 

Gaeta

Gaeta

Alle tue stelle

Dico addio

 

Gaeta

Gaeta

Alla tua luna

Dico addio

 

 

Gaeta

Che sai soffrire

Alla tua gente dico addio

Dico addio

 

Gaeta

Che ti affacci sul mare

Alla tuo profumo 

Dico addio

 

nel mio cuore

per sempre resterai

nei miei sogni

un posto sempre avrai

per i miei figli                    

esempio tu sarai

il tuo coraggio

non scorderò mai

 

Gaeta

Che sai soffrire

Alla tua gente dico addio

Dico addio

 

Gaeta

Che ti affacci sul mare

Alla tuo profumo 

Dico addio

 

nel mio cuore

per sempre resterai

nei miei sogni

un posto sempre avrai

per i miei figli             e nei miei occhi        

esempio tu sarai       ti porterò con me

il tuo coraggio         delle tue luci

 

non scorderò mai    per sempre brillerai

Il 5 febbraio   colpito il bastione S. Antonio vicino alla porta di terra; molti morti, 216 militari e 100 civili il primo bilancio, fra gli altri il tenente di Sangro e il generale Traversa.

Il 13 febbraio il fuoco aumentò ancora. Poco dopo mezzogiorno Francesco II fece telegrafare a Napoli per chiedere l’invio della Mouette. Alle tre del pomeriggio, per opera della batteria monte Lombone , una tremenda esplosione, colpita la polveriera della batteria Transilvania:  morti due ufficiali e 50 soldati. Poche ore dopo fu firmato il documento di capitolazione

14 febbraio : ultimo ordine del giorno del Re.

I sovrani uscirono dalla porta di mare , fra ali di soldati che gridavano “ Viva ‘o Re” e la banda che suonava l’inno borbonico.

 

Puveriell , puveriell

( parole di C. Scillamà – musica di E. Tassitano)

 Puveriell puveriell

Tristulill, tristulill

su nu faccill

‘e guaglion

 Puveriell, puveriell

Tristulill, tristulill

Ce sta megl nu surris

 Nu surris

Comm ‘o sole

 ‘o sole

Quann è estat

Ma mo’ è viern

come è  viern

ind o core

n’copp a  sti mmur

 

15 febbraio le truppe borboniche in uscita da Gaeta sfilarono per tutto il giorno: 920 ufficiali  e 10.000 soldati 

Centotre giorni di Gaeta

76 giorni di fuoco , spesso, ostinato, micidiale

Nel solo 1861 ben 15665 meridionali fucilati dai piemontesi e per quelli che non giurarono fedeltà al nuovo regno si aprirono le porte di Fenestrelle

 

Fenestrelle, Fenestrelle ,                      

( parole di C. Scillamà – musica di E. Tassitano)

  Fenestrelle, Fenestrelle ,

non so luce

e non stanno a guardà o mare

 celle fredde, sotto ‘a neve

senza sole né speranza

de turnare

pe ne schiantà

pe ne schiantà

  

o diventarono briganti, nel solo 1861 ben 15665 meridionali furono fucilati dai piemontesi, fra questi donne, bambini, preti.

Il Regno delle Due Sicilie da questo momento diventava “meridione”.