I Leoni delle Due Sicilie di Carlangelo Scillamà Chiarandà    ( Teatro Ghione di Roma)

Scritto da Vincenzo Sanfilippo

Teatro La sera della prima

I LEONI DELLE DUE SICILIE

Commedia musicale. Scena finale e coro dell’omonima commedia musicale, presentata in occasione della Rassegna teatrale “Donne d’amore”.

Gaeta 1860/1861- “ I leoni delle due Sicilie” di Carlangelo Scillamà Chiarandà.

Regia di Virginia Barrett e Carlangelo Scillamà. Con musiche originali di Eugenio Tassitano. Scena finale con voce recitante (Roberto d’Alessandro) e coro (Maria Luigia Martino, soprano; Ripalta Bufo, soprano; Giusy Crincoli, soprano; Michela Iallorenzi, soprano; Sara Napolitano, contralto; Massimiliano Guerrieri, baritono) tratta dall’omonima commedia musicale dedicata alla presa di Gaeta. Un accorato omaggio ai "vinti" al tempo del Risorgimento italiano.

Produzione: Enpals Fondo: Psmsad

(nostro servizio)

Roma- Nel clima generale delle celebrazioni del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, ben vengano nel settore teatro momenti propositivi di riflessione sull’importanza della cultura popolare pre-unitaria del regno delle Due Sicilie. Lo fa un commediografo siciliano, Carlangelo Scillamà, con un suo componimento scaturito da documentate fonti riguardo circostanze storiche dei moti risorgimentali, restituendoci, attraverso l’atmosfera musicale del melodramma, un’immagine storico-sociale non ufficiale di fatti storici. Eventi, come possiamo intuire - dice l’autore - sottoposti, nel tempo, a processi agiografici deformanti dalla stampa governativa, che ha avuto buon gioco a travisare il senso sui contorti percorsi dell’identità nazionale. Vorremmo che quest’anno di festeggiamenti per il 150° dell’Unità d’Italia, continua l’autore, non passasse senza commemorare gli eroi di Gaeta, ma anche di Messina e di Civitella del Tronto, i dimenticati, veri eroi di quegli anni oscuri. E’ quanto avvenne in quel periodo in tante parti del Regno. La resistenza alle forze di occupazione è storia poco o mal nota, liquidata dalla storiografia ufficiale come episodi di brigantaggio di cui la classe dirigente sabauda, a suo tempo, ha fornito un’interpretazione deformata di quel fenomeno.

Sono queste le considerazioni di ri-scrittura storica emerse anche dal recente convegno “150 anni di Unità d'Italia: le fondamenta di una coesione nazionale“, organizzato nella città di Messina presso l ’Auditorium del Palacultura, dove studiosi come Angelo Sindoni ordinario di Storia moderna e il prof. Andrea Romano, Ordinario di Storia delle Istituzioni Politiche e Giuridiche, della locale Università, hanno eviscerato le annose problematiche del meridione, mai risolte, e i valori autoctoni della poesia popolare come documento di carattere storico-sociale, oltre che come fatto d’arte da evidenziare nel senso alto e nobile del termine. Comunque, un convegno quello di Messina svoltosi in un clima gioioso di musiche e canti risorgimentali a cura delle Associazioni Musicali Accademia Filarmonica, Filarmonica Laudamo e Vincenzo Bellini.

E Scillamà, come altri commediografi e studiosi di tradizioni popolari del Sud, lascia intendere come egli consideri la scrittura teatrale su temi di vicende storiche: un potente elemento correttivo, chiarificatore e liberatore nei confronti dell’esistente, assumendo una posizione di critica aperta ( posizione condivisa, d’altro canto, da storiografi del passato come Lionardo Vigo per la sua posizione di indipendentista cfr., dello stesso, “ Problema di politica sulla indipendenza della Sicilia”, Palermo, 1821.)

La commedia è ambientata nella città di Gaeta, piazzaforte naturale di grande importanza, ultimo baluardo del regno di Francesco II re delle Due Sicilie, che ne fece la sua capitale dopo la presa di Napoli da parte di Garibaldi, resistendovi alle truppe sarde e al blocco marittimo fino a febbraio del 1861. La resa di Gaeta pose fine al regno Borbone - Angiò - Sicilia. L’unità di tempo, luogo e azione, come nella tragedia classica, si svolge nel giorno di Natale del 1860. Gaeta già dal 12 novembre resiste agli assedi che di giorno in giorno fanno arrivare cannoni e truppe intorno alla fortezza per piegarla con una pioggia di fuoco. A Gaeta arriva un ufficiale inviato dalla guarnigione di Messina a portare notizie al Sovrano; con lui un piccola compagna : Rosaria, una giovane donna fuggita da Messina, Ninì l’attendente dell’ufficiale e Gino Vitiello, un pasticcere che vuole donare alla regina Maria Sofia un dolce che prenderà il suo nome. Resteranno tutti a Gaeta, testimoni involontari della tragedia che si consuma nella fortezza e di quel miracolo che fece diventare gli uomini eroi !

Occorre a questo punto ricordare che i Borboni di Francia e di Spagna hanno avuto la lungimiranza secolare delle grandi opere e delle grandi fortune dinastiche. A loro si deve il contribuito ad uno straordinario processo di mutamento e trasformazioni di Stato e Politica, valori tuttora presenti nella preminente cultura europea che rimane fra i titoli di gloria del Casato in quanto nel secolo scorso si è ben inserita nel gioco politico democratico e repubblicano.

L’allestimento vuole essere, dunque, un omaggio agli eroi generosi che si batterono a Gaeta a difesa della loro Patria e del loro onore, fino all’estremo sacrificio della propria stessa vita : dal Re, Francesco II di Borbone e sua moglie la Regina Maria Sofia, fino all’ultimo soldato bambino, Carlo Giordano di soli anni 17, morto il giorno della resa. Scrivendo la storia della fine di un’epoca e di un regno, Scillamà si è imbattuto in una delle pagine più belle ed eroiche , l’ultima, probabilmente della storia dell’Italia preunitaria.

Ecco un brano risorgimentale dello spettacolo scritto dal nostro autore con partecipato ardore: “… ed una voce come una preghiera/ dal nostro mare sale fino al cielo/ mai più straniero a comandar verrà/ pronti a difendere la nostra libertà”. Canto ben orchestrato dalla partitura del M° Eugenio Tassitano dotata di genialità contrappuntistica e di ricchissimo patrimonio musicale del nostro Sud e dei paesi mediterranei. Musica ottimamente eseguita dalla corale dell’Ensemble Vocale “Insieme per la Lirica” coordinati da Roberto D’Alessandro, che nella sua ventennale esperienza approda, con questo testo di Scillamà, alla realizzazione della Commedia musicale con lo stile del Dramma storico.

Conoscere anche attraverso i momenti ludici dello spettacolo la storia di quanto accaduto è un tributo alla verità per molto tempo dimenticata e distorta e deve essere motivo di orgoglio per le genti del Sud che da Pontelandolfo, a Casaldui e a Civitella del Tronto espressero in quegli anni bui le più alte virtù civiche di attaccamento alla propria terra, alla propria Patria e al proprio Paese a costo della loro stessa vita.

Dunque un teatro di impegno civile quale riscatto civico e morale riguardo l’annosa Questione del Mezzogiorno o meglio “Questione Meridionale”, scaturita dall’annessione forzata del Regno delle Due Sicilie al Regno d’Italia, nel 1861; e la sua storia è la storia dei tentativi peraltro fallimentari compiuti dallo Stato italiano per sanare la lacerazione sociale e morale conseguente all’incontro-scontro fra realtà disomogenee.Un invito dell’autore: “ Mettiamo a disposizione la nostra commedia e il nostro aiuto alle strutture teatrali del Sud che volessero con noi impegnarsi in una co-produzione/diffusione del lavoro”.

 

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